Ispirazione Cristiana nel Diritto
A.N.A.C.
Associazione Nazionale Avvocati Cristiani
Grandi processi nella storia Il processo di Norimberga
Il processo agli alti gerarchi nazisti ebbe inizio il 20 novembre 1945, ma già l'udienza d'apertura si era svolta il 18 ottobre precedente a Berlino. Dal 20 novembre 1945 al 31 agosto 1946 (ben 218 giorni!) il procedimento fu proseguito al Palazzo di Giustizia di Norimberga. La Corte era presieduta dal giudice britannico lord Geoffrey Lawrence. I capi nazisti, i "vinti", erano sul banco degli accusati nelle vesti d'imputati; i "vincitori" (USA, Francia, Gran Bretagna ed URSS) erano invece nelle vesti di giudici e della pubblica accusa. Quest'ultima era rappresentata, oltre che dal giudice Jackson, da François de Menthon per la Francia, da sir Hartley Shawcross per la Gran Bretagna e dal generale Roman A. Rudenko per l'URSS. Prima di iniziare il processo, il Tribunale tenne tre udienze preliminari (14, 15 e 17 novembre) per discutere i casi di Rudolph Hess, di Gustav Krupp e di Martin Bormann: il primo, dal 1933 segretario personale del Führer e suo sostituto presso il partito nazista (cd. "Stellvetreter"), era colpito da una completa amnesia ma il Tribunale ritenne che fingeva e che fosse idoneo a partecipare al processo; il secondo, magnate dell'industria pesante e degli armamenti tedeschi, fu riconosciuto incapace di cosciente partecipazione al procedimento (al suo posto fu processato e condannato a 12 anni di reclusione il figlio Alfred, nel 1948); il terzo, uno dei grandi assenti del processo, era stato intimo collaboratore di Hitler nel suo quartier generale, durante la seconda guerra mondiale, e poi era sparito nel nulla. Il tribunale ritenne che si doveva procedere contro di lui in contumacia. Il primo giorno fu dedicato alla lettura degli atti d'accusa. La requisitoria del giudice Jackson ricostruì tutta la storia del nazismo e la figura di Adolf Hitler, che aveva teorizzato l'ideologia del Terzo Reich nella sua autobiografia, "Mein Kampf". Dal fallito putsch della birreria di Monaco (9 novembre 1923), alla salita al potere nel 1933, alla creazione del totalitarismo nazista, alla conduzione di una politica di riarmo e di potenza imperialista, fino alla persecuzione degli ebrei ed al loro sistematico sterminio, ciò che tutti conosciamo fu rivelato per la prima volta a Norimberga. I capi d'imputazione erano quattro:  o Cospirazione, e vale a dire la preparazione di un piano comune per l'esecuzione degli altri tre crimini successivi.  o Crimini contro la pace, per aver diretto guerre d'aggressione contro altri Stati, scatenando il secondo conflitto mondiale e commettendo la violazione di ben trentaquattro trattati internazionali.  o Crimini di guerra, per aver compiuto una serie di violazioni del diritto internazionale bellico contenuto nella Convenzione dell'Aja, attraverso trattamenti disumani nei confronti di popolazioni civili e prigionieri di guerra (torture, schiavitù, saccheggi ecc.).  o Crimini contro l'umanità, per aver commesso atti d'estrema atrocità nei confronti di avversari politici, minoranze razziali e d'interi gruppi etnici (il genocidio degli ebrei). I ventuno alti gerarchi nazisti presenti a Norimberga erano (in ordine alfabetico): Dönitz Karl, grande ammiraglio, comandante della Kriegsmarine (la flotta da guerra), fu il successore di Hitler; alla sua morte costituì un governo che ebbe come compito principale quello di firmare la resa (il 7 maggio 1945). Imputato dei capi d'accusa 1, 2 e 3. Frank Hans, avvocato, dal 1939 fu governatore della Polonia controllata dai nazisti e ministro della Giustizia del Reich. Soprannominato il "boia della Polonia", fu imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4. Frick Wilhelm, ex ministro degli Interni del Reich, che in questa qualità aveva introdotto una legge sulla sterilizzazione chirurgica dei malati. Imputato per i capi d'accusa 1, 2, 3 e 4.  Fritzsche Hans, giornalista; dal maggio del 1933 direttore delle informazioni presso il servizio stampa del ministero della propaganda, fu soprattutto accusato come "fantasma" del suo superiore, Goebbels, il ministro della propaganda del Reich. Imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4. Funk Walter, ministro dell'economia del Reich e dal 1939 presidente della Deutsche Reichsbank (banca centrale del Reich). Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Göring Hermann, il "numero due" della Germania, il personaggio più importante del nazismo al processo. Goring, come ministro dell'interno della Prussia, istituì il Geheimes Staatspolizeiamt che successivamente divenne la GeStaPo, potente polizia segreta del regime; dopo il successo nelle elezioni del '30 fu nominato Presidente del Reichstag, quindi Feldmaresciallo, comandante della Luftwaffe. Fu uno dei principali artefici della potenza militare tedesca, facendo mobilitare tutte le forze economiche dello Stato per il riarmo. Partecipò nella pianificazione delle guerre d'aggressione in violazione del Trattato di Versailles e degli altri accordi e trattati internazionali. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Hess Rudolf, già citato sopra, fu imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Jodl Alfred, generale di corpo d'armata. Capo delle operazioni militari dell'OKW (Oberkommando der Wehrmacht, che riuniva le tre Forze Armate) e consulente di Hitler. Preparò, in pratica, tutti i piani di guerra della Germania. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Kaltenbrunner Ernst, capo dei servizi di sicurezza del Reich. Imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4. Keitel Wilhelm, capo di Stato maggiore dell'OKW. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Neurath von Konstantin, primo ministro degli esteri di Hitler e poi protettore del Reich per la Boemia e la Moravia. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Papen von Franz, vicecancelliere nel primo gabinetto Hitler del 1933, successivamente ambasciatore a Vienna ed Ankara. Imputato dei capi d'accusa 1 e 2. Raeder Erich, ex comandante supremo della marina militare, nel 1940 preparò l'attacco alla Norvegia. Fu sostituito nel 1943 dal grande ammiraglio Dönitz. Imputato dei capi d'accusa 1, 2 e 3. Ribbentrop von Joachim, dal 1938 al 1945 ministro degli esteri del Reich, fu protagonista del Patto nazi-sovietico del 1939 (conosciuto pure come Molotov-Ribbentrop), i cui protocolli segreti fissavano la spartizione dell'Europa centro-orientale tra Germania ed Unione Sovietica. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4.  Rosenberg Alfred, ministro del Reich per le zone d'occupazione nell'Europa orientale, autore del saggio "Il mito del 20° secolo", di stampo razzista. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Sauckel Fritz, procuratore generale di Hitler come responsabile per i lavori forzati di manodopera straniera. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Schacht Horace Greely Hjalmar, banchiere, presidente della Reichsbank e ministro dell'economia, poi sostituito da Funk. Dal 1944 nel campo di concentramento di Flossenbürg. Imputato dei capi d'accusa 1 e 2. Schirach von Baldur, ex capo della gioventù hitleriana e governatore del distretto di Vienna. Imputato dei capi d'accusa 1 e 4. Seyss-Inquart Arthur, avvocato, governatore del Reich per i territori occupati nei Paesi Bassi. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Speer Albert, architetto, ministro del Reich per l'armamento e le munizioni. Imputato dei capi d'accusa 1, 2, 3 e 4. Streicher Julius, insegnante elementare, fu il violento propagandista della persecuzione degli ebrei. Fondò nel 1923 il settimanale "Der Stürmer" del quale restò proprietario e direttore fino al 1945. Imputato dei capi d'accusa 1 e 4.  Tutti questi uomini furono accusati sia individualmente, sia come membri dei corpi dirigenti del partito nazista e delle organizzazioni del Reich, giudicati criminali. In primo luogo le SS, la più grande organizzazione del regime nazista, responsabile di massacri nell'Europa occupata, che a sua volta comprendeva le SD (servizio di sicurezza dello Stato) e la GeStaPo, tutti strumenti dell'oppressione del regime. Le SA (squadre d'assalto), il Gabinetto del Fuhrer e lo Stato Maggiore dell'OKW, furono le sole organizzazioni ad essere state assolte in seguito.  Il processo di Norimberga non vide però imputati i maggiori protagonisti del Terzo Reich: Hitler, Goebbels e Heinrich Himmler, capo supremo delle SS, si erano suicidati; Martin Bormann fu ugualmente imputato dei capi d'accusa 1, 3 e 4 e, più tardi, condannato alla pena capitale in contumacia. Stessa cosa per il generale Heinrich Muller, capo della Gestapo, mentre Adolf Eichmann, uno dei responsabili della "Soluzione finale", fu arrestato in Argentina e giustiziato in Israele nel 1962. Un altro incriminato fu Robert Ley: capo del Fronte del lavoro nazista, s'impiccò in cella prima dell'inizio del processo, il 25 ottobre.   Documentazione: Atti del Tribunale Internazionale Militare di Norimberga, I.M.T. Nuremberg (English version by the Avalon project at Yale law school) Protocollo del Wannsee (20 gennaio 1942) Conferenza di Mosca (ottobre 1943) Accordo di Londra del 8 agosto 1945 (vol. I, I.M.T. Nuremberg)  I 218 giorni di Norimberga: interrogatori, testimonianze e documenti  Dopo la requisitoria iniziale del giudice Jackson, l'accusa iniziò il suo lungo lavoro che si protrasse fino al marzo dell'anno seguente; durante questo periodo, i procuratori ed i loro assistenti si alternarono ad illustrare alla Corte ben dodici anni di regime spietato, in tutti i suoi più terribili particolari, attraverso prove documentarie (più di 2.000) e centinaia di testimonianze oculari. In questa prima fase del processo, le udienze furono dedicate dall'accusa all'illustrazione dei documenti sul piano di cospirazione e sulla politica nazista di guerra aggressiva, sul lavoro coatto nelle industrie tedesche, sulla persecuzione degli ebrei e sui campi di concentramento; soprattutto, furono proiettati in aula i filmati dei lager nazisti subito dopo la liberazione dei campi. L'accusa sovietica, inoltre, parlò dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi dalla Germania durante l'Operazione Barbarossa (vale a dire l'attacco all'URSS, in violazione del patto Molotov-Ribbentrop). L'invasione dell'Unione Sovietica comportò la sistematica eliminazione di ebrei, zingari e commissari politici russi, catturati dai tedeschi, attraverso fucilazioni in massa eseguite dalle unità d'azione speciale (le "Einsatzgruppen", distinte in quattro reparti). Dell'attività di questi gruppi d'azione, il 3 gennaio 1946 testimoniò a Norimberga il giovane generale SS Otto Ohlendorf; egli era stato il comandante dell'Einsatzgruppe-D, operativo nel sud dell'Ucraina, e riferì al processo che solo il suo gruppo aveva ucciso ben 90.000 ebrei, comprese donne e bambini, nel giro di un anno. Secondo la documentazione sovietica, dei 5.700.000 prigionieri russi più di tre milioni furono sterminati secondo precise disposizioni; gran parte di loro morì di fame, di torture e di malattie, abbandonati in campi d'internamento privi d'assistenza e delle più elementari strutture. Una prova dell'accusa, molto discussa in seguito, fu il documento PS-386, il cosiddetto "protocollo di Hossbach" che fu presentato al processo il 26 novembre 1945. Il colonnello Friederich Hossbach, ufficiale di collegamento della Wermacht presso il Fuhrer, stilò il rapporto di un discorso di Hitler ai suoi più alti gerarchi, in una riunione segretissima del 5 novembre 1937; in quest'occasione il Fuhrer rivolse le sue pretese di un "Lebensraum" ("spazio vitale"), in altre parole la famosa teoria sull'espansione territoriale, mutuata dal geografo tedesco Ratzel e adattata alle mire imperialistiche del nazismo. Bisognava innanzi tutto conquistare l'Austria e la Cecoslovacchia, come preludio ad un'ulteriore avanzata verso Oriente, attraverso un'azione così rapida da paralizzare ogni tentativo di difesa; la cosiddetta "guerra lampo" (Blitzkrieg). Ciò rappresentava la prova della politica aggressiva adottata da Hitler e messa in pratica dai suoi gerarchi (a quella riunione erano presenti, tra gli altri, Göring, Raeder ed il Ministro degli Esteri Von Neurath). Il documento che fu presentato a Norimberga era soltanto una fotocopia dell'originale manoscritto di Hossbach, mai firmato per approvazione da Hitler e perlopiù scritto a memoria cinque giorni dopo la riunione, sulla base di appunti presi dall'ufficiale di ordinanza del Fuhrer; si trattò dunque di una prova insufficiente che, però, fu considerata attendibile.  Prova inconfutabile degli orrori della dominazione nazista in Europa fu il diario di Hans Frank, nominato da Hitler Governatore generale della Polonia, subito dopo la sua occupazione e responsabile della creazione (e poi della distruzione) del famigerato ghetto di Varsavia. I quarantadue volumi del suo diario personale, un documento di circa 12.000 pagine nelle quali vi era scritto in modo chiaro che bisognava "annientare gli ebrei" e "prendere misure tali da portare al loro sterminio", furono consegnati dallo stesso Frank agli americani. Poi c'erano gli ordini del Reichsfuhrer-SS Himmler per la cosiddetta "soluzione finale" (Endlosung in tedesco), in altre parole lo sterminio della razza ebraica ed anche delle altre razze considerate "inferiori". Il 3 gennaio 1946 il capitano SS Dieter Wisliceny, stretto collaboratore del colonnello Eichmann all'ufficio questioni ebraiche della GeStaPo, fu chiamato a deporre e svelò, per la prima volta, questo folle progetto nazista.  Himmler ebbe la diretta responsabilità della deportazione e dello sterminio, attuati attraverso l'Ufficio centrale di sicurezza del Reich (RSHA, uno dei tanti uffici delle SS) diretto dal generale Reinhard Heydrich (sostituito da Kaltenbrunner alla sua morte, nel giugno del '42, per mano di patrioti cechi) e, in particolare, grazie al lavoro di Eichmann, responsabile della caccia agli ebrei (il capitano Wisliceny, durante la sua deposizione, disse che Eichmann gli aveva confidato la cifra di quattro o cinque milioni di ebrei uccisi). Nel luglio del 1941, Göring preparò una direttiva in cui incaricava Heydrich di risolvere la questione ebraica nella sfera d'influenza tedesca in Europa. In poche parole, significava pulizia etnica. Il 20 gennaio 1942 Heydrich s'incontrò con 14 alti funzionari dei ministeri tedeschi (tra cui Eichmann, che preparò la riunione, e Muller, capo della GeStaPo) in una residenza tranquilla, lungo un lago a Wannsee (nei pressi di Berlino). La riunione era segretissima e il suo scopo era quello di dare una soluzione al problema ebraico. E la soluzione fu: sterminare undici milioni di persone in tutta Europa. Del cosiddetto "Protocollo di Wannsee", è sopravvissuta una sola trascrizione che fu scoperta da agenti segreti americani nascosta al ministero degli Esteri tedesco, nel 1947. La maggior parte delle deportazioni avvenne tra l'estate e l'autunno del 1942, ma già dal 1941 gli ebrei tedeschi erano deportati nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate. Successivamente i ghetti furono evacuati e gli ebrei trasferiti nei campi di concentramento, così come stabilito alla conferenza del Wannsee; alcuni erano già esistenti prima della guerra, altri furono appositamente costruiti, soprattutto in Polonia, per assolvere la funzione di sterminio. Vi confluirono gli ebrei provenienti dai ghetti vicini ma anche da tutti i paesi europei occupati dai nazisti nel loro "spazio vitale". I bambini, i vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano direttamente uccisi nelle camere a gas; gli altri invece erano costretti a lavorare nei campi e, una volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili situazioni in cui si trovavano, erano eliminati anch'essi. Il programma "eutanasia" (in codice "T4"), avvenuto prima della guerra, aveva già sperimentato l'uso del monossido di carbonio per eliminare i malati di mente ma anche i paralitici e malformati vari; il 17 dicembre 1945 l'accusatore americano supplente, colonnello Robert G. Storey, presentò come prova il documento PS-630, una lettera di Hitler indirizzata al capo della Cancelleria, Philip Bouhler ed al Commissario per la Sanità pubblica del Reich, Karl Brandt. Si trattava dell'autorizzazione a conferire ai medici tedeschi i poteri necessari a provocare la morte dei malati giudicati inguaribili; in pratica, si autorizzava l'uccisione di più di 70.000 tedeschi, perché ritenuti dannosi per la purezza della razza germanica. Tra le varie cliniche specializzate, quella di Brandeburgo fu la prima nella quale si eseguì il gassaggio dei malati di mente; direttore della clinica era il maggiore SS Christian Wirth, il quale fu poi inviato nel '43 a comandare il campo di sterminio italiano di Trieste (Risiera di San Sabba). Lo stesso sistema, utilizzato per i pazienti giudicati inguaribili, fu in seguito approntato anche per i lager. La testimonianza più sconvolgente dello sterminio degli ebrei fu quella resa da Rudolph Hoess, che dal 1940 al 1943 era stato comandante di Auschwitz-Birkenau, il più grande e tristemente famoso lager nazista, situato in Polonia nell'Alta Slesia. Hoess era stato chiamato dalla difesa a testimoniare il 15 aprile 1946, allo scopo di scagionare Kaltenbrunner dall'accusa di complicità nel genocidio. La sua confessione è stata raccolta nel documento PS-3868 e presentata al processo durante la sua deposizione. Egli valutò almeno 2.500.000 di vittime uccise nelle camere a gas, uomini, donne ed addirittura bambini appena nati, i quali corpi furono fatti sparire attraverso i forni crematori. Un altro mezzo milione soccombé a fame e malattie, il che fa un totale di circa tre milioni di morti, cifra che rappresentava circa il 70 o 80 percento di tutte le persone che furono spedite ad Auschwitz come prigionieri. Di questi, 20.000 furono prigionieri di guerra russi, circa 100.000 ebrei tedeschi e poi il resto fu costituito soprattutto da ebrei provenienti dall'Olanda, Francia, Belgio, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Grecia ed altri paesi. Tuttavia, le cifre dell'ex comandante erano errate e discordanti; nel suo memoriale autobiografico, Hoess affermava di aver provveduto alla gassazione di due milioni di persone (e quindi una cifra inferiore di quella riferita in aula) nel periodo in cui era stato ad Auschwitz.  Al processo, egli raccontò della sua visita a Treblinka per scoprire come venivano eseguiti i loro stermini. Il comandante del campo gli disse che ne aveva liquidati 80.000 provenienti dal ghetto di Varsavia usando del monossido di carbonio, ed Hoess affermò che i suoi metodi non gli sembrarono molto efficienti. Così quando preparò lo sterminio ad Auschwitz, usò il Zyklon B., un acido prussico cristallizzato che, da una piccola apertura, veniva fatto cadere in grandi camere a gas camuffate da docce, capaci di contenere fino a 2.000 persone. I prigionieri morivano nel giro di pochi minuti, dopo di che, passata circa un'ora, si aprivano le porte e venivano rimossi i corpi per eliminarli nei forni crematori. Persino l'oro dei denti dei cadaveri era rimosso per poi essere fuso con anelli, bracciali ecc. Hoess riferì anche dei maltrattamenti e delle sevizie che subivano gli internati, i quali anche se non erano inviati nelle camere a gas, andavano incontro alla morte per fame, per epidemie o anche a causa degli esperimenti medici "dal vivo" del famigerato dottor Joseph Mengele, medico capo di Auschwitz (del quale si dice sia morto in Sudamerica, nel 1979). Quando l'Armata Rossa varcò l'entrata del lager, nel campo si trovavano solo poco più di 7.000 sopravvissuti (altri erano stati già "evacuati" dai nazisti). A Norimberga si stimò la cifra di 5.700.000 ebrei uccisi nell'ambito della soluzione finale; di questi, più di tre milioni morirono nei campi di sterminio, il resto fu eliminato nei ghetti o dai gruppi d'assalto delle SS nei territori occupati. Gli interrogatori degli alti gerarchi del Reich ebbero inizio il 13 marzo 1946 e durarono per più di tre mesi; il primo a salire sul banco degli imputati fu proprio il più importante di loro, Hermann Göring, il quale si difese con astuzia e teatralità, affermando di non avere avuto alcuna responsabilità per i crimini compiuti dagli altri, dei quali non era a conoscenza. L'ultimo interrogatorio fu quello di Hans Fritzsche, il 28 giugno del '46; solo Hess si rifiutò di deporre. In questa seconda fase del processo, la difesa presentò migliaia di documenti e chiamò a deporre vari testimoni a discarico delle colpe degli imputati; gli avvocati difensori pronunciarono le loro arringhe, sostenendo in sintesi che l'unico colpevole delle atrocità del nazismo era Hitler. La difesa puntò molto sul problema dell'obbedienza al capo dello Stato, che aveva instaurato un'autocrazia dalla quale non era possibile sfuggire; gli imputati non erano responsabili dei reati commessi, in quanto erano stati dei semplici esecutori di ordini superiori. Questa tesi riguardava soprattutto la non colpevolezza dei militari; essi erano stati addestrati a servire il loro Fuhrer ed erano tenuti ad osservare fedelmente i suoi ordini, anche se criminali. Non era prevista in alcun modo la possibilità per un militare di disobbedire agli ordini impartiti dal Capo dello Stato in persona. Nonostante la tesi della difesa fosse stata respinta, lo Stato Maggiore Generale e l'Alto Comando non furono giudicati colpevoli tra le organizzazioni naziste incriminate. I quattro alti Ufficiali imputati, Keitel, Jodl, Raeder e Dönitz, furono invece giudicati colpevoli di aver violato tutti gli usi della guerra previsti dal diritto internazionale bellico: per esempio, l'aver ordinato a tutti i comandanti dei sommergibili di non provvedere al salvataggio dei superstiti delle navi affondate. La difesa sostenne che di questo crimine di guerra dovevano considerarsi responsabili anche i capi militari Alleati, che avevano impartito analoghi ordini durante la seconda guerra mondiale; anche in questo caso, la tesi della difesa fu respinta.   Conclusioni Nei mesi di luglio ed agosto vi furono le requisitorie finali dei procuratori generali delle quattro potenze vincitrici, che riassunsero tutti gli argomenti dell'accusa. Il giudice Jackson affermò che: "Se voi, signori della Corte, doveste dire di questi uomini che essi non sono colpevoli, sarebbe come dire che non vi è stata guerra, non vi sono cadaveri, non vi è stato delitto." Il 31 agosto vi furono le ultime dichiarazioni degli imputati prima che il Tribunale si ritirasse per decidere. Il 30 settembre si arrivò al giudizio ed il giorno dopo, 1 ottobre 1946, ci fu la sentenza. Furono pronunciate undici condanne a morte: Bormann (in contumacia), Frank, Frick, Göring, Jodl, Kaltenbrunner, Keitel, Ribbentrop, Rosenberg, Sauckel e Seyss-Inquart. Hess, Funk e Raeder furono condannati all'ergastolo, Speer e Schirac a vent'anni di reclusione, Neurath a quindici e Dönitz a dieci. Papen, Fritzsche e Schacht furono assolti. La data delle esecuzioni era prevista per il 16 ottobre; il giorno prima Göring si tolse la vita con una capsula di cianuro di potassio. La provenienza della capsula, così come il suo nascondiglio, rimane un mistero. I cadaveri degli alti gerarchi nazisti, compreso quello del feldmaresciallo suicida, furono cremati e le ceneri sparse in un fiume imprecisato della Germania. Il processo di Norimberga fu criticato da molti giuristi, giacché le prove erano state scelte in modo da avvalorare la tesi della colpevolezza, mentre i documenti che avrebbero condannato gli Alleati furono negati alla difesa o furono occultati. Ad esempio, i tedeschi furono accusati dell'aggressione alla Polonia nel quadro del complotto nazi-sovietico, i cui patti segreti vennero alla luce per la prima volta a Norimberga, il 25 marzo 1946, quando l'avvocato della difesa Alfred Seidl mostrò al Tribunale il documento che annunciava la spartizione della Polonia tra i due paesi. Questo protocollo segreto, annesso al patto nazi-sovietico, non fu ammesso tra i documenti del processo, con la motivazione che si trattava di una prova di "dubbia provenienza"; questa prova avrebbe incriminato anche l'URSS per lo stesso reato di aggressione, essendo stata complice dei tedeschi. Ed ancora, il Tribunale sorvolò sul "massacro di Katyn", in Polonia, dove furono uccisi in massa migliaia di militari polacchi; il sostituto procuratore russo, colonnello Pokrovskij, cercò di accollare la responsabilità dell'eccidio ai tedeschi ma alla fine il caso non fu risolto, anche perché la difesa rovesciò l'accusa sugli stessi sovietici. Nel 1989, in seguito al crollo del regime comunista sovietico, dai suoi archivi di Stato emerse un documento della Croce Rossa polacca che addossava la responsabilità del massacro alle truppe dell'Armata Rossa e non ai tedeschi. Nessun russo fu mai processato, così come nessun esponente del fascismo italiano (che pure era stato alleato della Germania).  La sentenza emessa a Norimberga si basò sul principio, stabilito dall'Accordo di Londra, secondo il quale progettare una guerra d'aggressione costituisce un reato del diritto internazionale. La difesa, invece, aveva invano sostenuto che i capi nazisti non potevano essere puniti per fatti che, quando erano stati compiuti, non erano considerati crimini internazionali (questa categoria di reati fu introdotta proprio con l'Accordo di Londra del 1945) e che quindi perseguirli avrebbe significato violare il principio di irretroattività delle leggi. Tuttavia, la possibilità di punire i criminali di guerra è da sempre stata considerata come un diritto dei belligeranti ed il Tribunale di Norimberga trovò la sua giustificazione giuridica nell'occupazione della Germania da parte degli Alleati, che li poneva come governanti del territorio tedesco. Si può quindi affermare che il processo di Norimberga, il primo compiuto da un Tribunale Internazionale nella storia dell'umanità, non fu molto valido dal punto di vista processuale. Ma una cosa è certa: i crimini commessi dai nazisti durante la seconda guerra mondiale furono talmente enormi ed atroci da non poter rimanere impuniti; ed anche se si può giudicare che a Norimberga, in realtà, si fece "vendetta" da parte degli Alleati allo scopo di "denazificare" la Germania, non si può mettere in discussione il valore morale del processo per delle incredibili malvagità che non devono mai essere dimenticate.  Documentazione: Atti del Tribunale Internazionale Militare di Norimberga, I.M.T. Nuremberg (English version by the Avalon project at Yale law school) Protocollo del Wannsee - 20 gennaio 1942 (English version by the Avalon project at Yale law school)  Letture: Rudolf Hoess, Comandante ad Auschwitz, Torino 1960 David Irving, Norimberga ultima battaglia, edizione italiana 2000 Giuseppe Mayda, I dossier segreti di Norimberga, Milano 1997  La punizione dei crimini internazionali in Diritto Internazionale (di B. Conforti), Napoli 2002 Norimberga in Storia del mondo contemporaneo, V vol., edizione italiana 1971